Nepal

Qualche curiosità

 La bandiera Nepalese

La bandiera Nepalese è l'unica bandiera nazionale che non abbia forma rettangolare. La bandiera è la combinazione semplificata di due singole bandiere triangolari appartenenti a due differenti rami della precedente casa regnante, la dinastia Rana, e la particolare forma deriva dal taglio trasversale del tetto di una Pagoda.
I due simboli reali vengono attualmente indicati come a rappresentare la speranza che il Nepal duri quanto il Sole e raggiunga la purezza del fiore di Loto. (da Wikipedia)
Piccolo commento matematico: nella pagina di wikipedia sulla bandiera del Nepal si afferma che anche le bandiere Vaticana e Svizzera non sono rettangolari in quanto quadrate ... sigh sob !!! Da buon matematico ogni quadrato è anche un rettangolo nonché un quadrilatero... :-)

Mini bibliografia
Mustang. Un viaggio, Tiziano Terzani, 2011, 79 p., Fandango Libri  
Mustang, un regno tibetano proibito, Michel Peissel, Robin  (La biblioteca del tempo)

La nostra destinazione: l'Alto Mustang

Questa è la cartina della regione in cui sono tracciati i vari percorsi di trekking, il punto di partenza è Jomosom (2743 m.) [in basso a sinistra]


Il fiume (Kali Gandaki che a nord si chiama Mustang Khola) scorre verso sud-ovest, noi risaliremo la sua valle sulla riva destra (Chusang, Geling Lo-Gekar, Lo-Mantang) e poi scenderemo la valle percorrendo la riva sinistra (Yara, Tange, Chusang, Muktinath) per rientrare alla fine a Jomosom.
Non siamo sicuri del ritorno perché quest'anno il monsone si è fatto sentire, ha superato lo sbarramento delle montagne e i fiumi che affluiscono nel Kali Gandaki sono gonfi d'acqua e potremmo avere delle difficoltà a guadarli.

In volo per Kathmandu

1-2 Agosto 2011.
Si parte. Mi aspettano un po' di scali in giro per il mondo passando da un volo ad un altro, ma è il normale prezzo da pagare per un volo a basso costo: Firenze-Francoforte-Delhi-Kathmandu.
Primo scontro fra la provincia e il mondo a Peretola, mitico aeroporto fiorentino, la gentile signorina del check-in mi dice, affermandolo ocn assoluta certezza, che il mio volo Delhi-Kathmandu non esiste, che la compagnia con cui volerò non le risulta e quindi mi manda i bagagli a Delhi dove dovrò ritirarli !!
Scoprirò a Francoforte che questo è impossibile perché non ho il visto per l'India e a Delhi per ritirare i bagagli bisogna passare la dogana. Scoprirò anche che a un ragazzo che parte con me da Firenze hanno mandato i bagagli a Kathmandu, evidente l'esistenza dei voli e delle compagnie aere dipende da chi ti capita al check-in !!!! Per fortuna a Francoforte l'efficienza tedesca mi aiuta, rintracciano il mio bagaglio in transito, sono in grado di cambiare la destinazione del bagaglio mettendogli una nuova etichetta con il mio volo che sui computer tedeschi appare miracolosamente; il bagaglio , lo troverò, forse, all'arrivo .. ma questo dipenderà anche dall'efficienza indiana.
L'aeroporto di Delhi è irriconoscibile, nuovissimo ma per trovare i bagagli che sembrano spariti e per assegnarci la carta di imbarco del volo per Kathmandu riempiono un sacco di foglietti in doppia copia con la carta carbone: la solita vecchia India.
Finalmente in Nepal con il mio borsone, è arrivato anche lui !
Domani a giro per Kathmandu

Kathmandu

3 Agosto 2011.
Eccomi tornato in questa città, la prima impressione è proprio buona. La bassa stagione aiuta, la città non è sommersa dai turisti, che sono pochi anche se ci sono molti italiani che viaggiano soprattutto in Agosto e quindi la situazione è un po' (poco) meno caotica del solito, il traffico è lo stesso perché con due macchine, una moto e un tuk-tuk i Nepalesi riescono a creare un ingorgo inestricabile in cui tutti cercano di passare contemporaneamente nella strettoia che hanno davanti, mentre la folla circostante cerca di organizzare il traffico: un'esperienza da non mancare assolutamente.
Nella parte storica ci sono molti restauri in corso e abbiamo visto anche case nuove con l'interno moderno e l'esterno come le case antiche con le finestre intagliate, mi sembrano proprio belle !!!
Boudhanath affascinante come sempre.

Domani si va a Pokhara pronti per l'ultimo salto verso Jomsom Venerdì mattina.

Pokhara

4 Agosto 2011.
La marcia di avvicinamento al Mustang continua e iniziamo a sentire che il viaggio vero sta per cominciare, siamo a Pokhara. Il volo è stato fortunato, nonostante il monsone abbiamo potuto ammirare le montagne durante il volo Machupucchare, Annapurna, Daulagiri .... il panorama è splendido. Domani l'ultimo passo tecnologico verso Jomosom e poi confideremo sono sulle nostre gambe.

Il massiccio dell'Annapurna visto da Pokhara

La foto è scaricata da Internet, durante il monsone non è mai così limpido

Ah .. la tecnologia

16 Agosto 2011.
Siamo rientrati a Jomosom, evidentemente ho sopravvalutato le possibilità tecnologiche disponibili durante il trekking e non ho pensato alle insidie del tempo. Sono rientrato, il trekking è finito ed io non ho mai potuto scrivere nulla sul blog !!!
Da oggi pomeriggio proverò a fare un blog a posteriori utilizzando il mio diario di viaggio e metterò qualche foto scattata in questi giorni.

In volo per Jomsom e poi a piedi fino a Kagbeni

5 Agosto 2011
Ci alziamo presto per essere all'aeroporto di Pokhara alle 6:30, il nostro volo è alle 7:20 ma siamo in balia delle previsoni del tempo. La mattina sembra buona ma dopo un po' ci informano che su a Jomsom piove e per ora non si vola. Ieri ci sono stati molti voli ma per i tre giorni precedenti nessuno era partito. Aspettiamo e le notizie si susseguono. Piove, smette, ricomincia ... ci guardiamo con un po' di ansia e un po' di speranza. Alla fine verso le 10:30 un rumore di un aereo che atterra, è il nostro, un bimotore ad elica con 15 posti della Yeti Airlines. Saliamo, mi siedo al finestrino sul lato destro per vedere le montagne, la hostess ci da' una caramella per aiutarci a compensare la variazione di pressione e del cotone da mettere nelle orecchie per il rumore delle eliche. Si parte. Lo spettacolo è splendido, monti di smeraldo, attraversati da torrenti che scendono dall'alto, così in alto che non riusciamo a vedere da dove iniziano, cascate bianche di spuma. Voliamo poco sotto i quattromila metri, contornati da giganti di sette, ottomila metri e dobbiamo superare un passo sui tremila, sentire e vedere queste immense montagne che ti sovrastano è una sensazione strana; sono abituato sulle nostre montagne ad arrivare in alto e a guardare in basso qui invece, a parte pochi alpinisti, siamo costretti sempre  a guardare le cime verso l'alto. Le montagne sono vicine, sotto di noi, sono verdi splendenti, addobbate da sbuffi di nuvole, sopra bianche di neve, immense. Siamo eccitati, impauriti, il volo, diciotto minuti, finisce subito anche se per qualcuno è sembrato lunghissimo !!

 

La valle verso Sud

 

Le montagne che ci circondano

Arrivati andiamo in una guest house per fare colazione dove assaggiamo un ottimo porridge di tsampa con le mele (vedi ricetta). Incontriamo i nostri portatori Sandeep e Rajandra che si aggiungono alla nostra guida Tilak.


Tilak, Sandeep, Rajandra

Siamo pronti partiamo per un po' dovremo fare conto solo sulle nostre gambe, caminiamo attraverso Jomsom e ecco il fiume che iniziamo a risalire, in parte lungo la strada sterrata che in teoria dovrebbe arrivare fino a Lo Mantang e di qui in Cina, altre volte camminando nel letto del fiume perché le piene si sono portate via il sentiero (strada). Il cambiamento è radicale, i due massicci dell'Annapurna e del Daulaghiri impediscono (di solito) al monsone di arrivare sino a qui, il paesaggio è quindi quasi desertico completamenrte diverso. Ho scritto di solito perché pare che quest'anno il monsone sia stato intenso anche qui provocando frane, slavine e difficoltà nell'attraversamento dei fiumi.


La valle del Kali Gandaki che risaliremo

Una larga fiumara attraversata da molti rivoli, alcuni piccoli che possiamo attraversare saltellando sui sassi altri più grandi e impetuosi. Sorgono i primi ostacoli dobbiamo superarne alcuni, ci leviamo gli scarponi, ci rimbocchiamo i pantaloni e tenendoci a vicenda formiamo un catena per sostenerci e attraversiamo la corrente impetuosa che ci arriva sopra il ginocchio. L'acqua è fredda, fangosa, scura, la corrente trascina molti sassi che sbattono contro le nostre caviglie, un po' tesi, carichi di adrenalina passiamo. Lo dovremo fare più di una volta.

Finalmente arriviamo a Kagbeni, la porta di accesso all'Upper Mustang, finora ero arrivato solo fino a qui, da domani sarà tutto nuovo.


Ricetta:
250g di orzo perlato biologico; acqua; tè (anche aromatizzato); burro; sale o zucchero a piacere; un pezzo di stoffa pulita; un macinino da caffè o un macinaspezie.
Procedere come segue: porre l'orzo perlato in una ciotola. Coprire con acqua fredda (uno o due centimetri sopra l'orzo) e lasciarlo a mollo per una notte ad assorbire quanta più acqua possibile. Al mattino dovrà essersi gonfiarto il doppio della dimensione originale, e dovrà essere bianco e opaco. Sgocciolarlo accuratamente e stenderlo su un panno pulito. Arrotolare la stoffa e strizzare per far uscire quanta più acqua possibile. Srotolare, e ridistribuire l'orzo in mezzo alla stoffa, con le dita.
Nel frattempo, scaldare una padella antiaderente a fiamma media. Quando è ben calda, gettarci una o due manciata di orzo, mescolare con un cucchiaio di legno, per evitare che i grani si attacchino. Inizialmente diventerà traslucido, poi di nuovo opaco, finché non comincerà a tostarsi. Mescolare in continuazione, fino a quando i chicchi non saranno di un piacevole color nocciola. Dovranno essere abbastanza asciutti e simili alla ghiaia.
Trasferire l'orzo tostato in un grande vassoio e lasciarlo raffreddare. Ripetere il processo fino a che tutto l'orzo sarà tostato. Si può conservare intero e aggiungerlo a stufati dieci minuti prima della fine della cottura oppure macinare con un macinacaffè o macinaspezie, fino ad ottenere la consistenza della farina.
Nella sua forma più comune, la tsampa può essere preparata ponendo in una terrina sufficientemente capiente il tè e versando la farina d'orzo tostato. Si impasta usando le dita fino a sciogliere tutto l'orzo nel tè ed ottenere una pasta liscia (prelevando piccole quantità di questa pasta si possono fare dei rotolini o delle palline). A questo impasto base può essere aggiunto del burro (la ricetta originale prevede il burro di yak ma va bene anche il burro di mucca) per amalgamare ulteriormente la farina d'orzo e il tè e rendere il tutto più nutriente. Se piace si può aggiungere anche del sale.
Si può ottenere anche una preparazione dolce aggiungendo dello zucchero alla farina d'orzo prima di aggiungere il tè. In questo caso ovviamente non va aggiunto il sale.

Kagbeni: la porta del Mustang

6 Agosto 2011.
Ieri abbiamo trascorso il pomeriggio a Kagbeni, il paese, vecchio centro fortificato sulla Via del sale, è molto bello, due statue rituali, maschio-femmina, sono di guardia ai due ingressi principali del paese.  Si tratta di due Kheni (mangiatori di spiriti), immagini legate all'antica religione Bon, che proteggono Kagbeni, e sono dipinte in rosso, bianco e grigio, i colori della setta Buddista Sakya-pa (Berretti Rossi) da non confondere con quella dei Gelug-pa (Berretti Gialli) più famosa perché è quella del Dalai Lama. La figura femminile  protegge l'ingresso a sud quella maschile quello a nord


(femmina)


(maschio)

Andiamo a visitare il gompa, è in corso la puja (preghiera), al pian terreno i monaci, frai quali alcuni bambini, pregano, al primo piano ci sono invece le monache, l'atmosfera e molto bella.



Andiamo sul tetto, è qui che quattro anni fa, guardano verso nord, ho deciso che volevo visitare l'Alto Mustang. Scendendo da una scaletta veniamo fermati da un vecchio monaco che ci parla, è difficile capire cosa dica, ma sorridenti facciamo cenni di assenso ma capiamo che questo non solo è un monastero ma una scuola importante per questa setta buddista e questo spiega la compresenza delle monache che sono qui per un periodo di studio. Quello dei Sakya-pa forse il ramo più antico del buddismo tibetano ancora molto legato alla precedente religione animista Bon. Usciamo e mentre siamo fuori le monache escono anche loro portando con sé libri di preghiere, le persone che sono fuori, chinano il capo e vengono "benedette" dalle monache con un leggero tocco sul capo coi libri, noi facciamo lo stesso.

Vorrie citare un film del 2008, Kagbeni ambientato in questi luoghi



La mattina dopo partiamo, finalmente ci inoltriamo nell'Alto Mustang, risaliamo ancora il fiume, fermandoci a mangiare a Chusang dove ritorneremo alla fine del viaggio e poi, con qualche difficoltà, attraversiamo il Nari  Khola e proseguiamo fino a dove un ponte in metallo ci permette di attraversare il Kali Gandaki sotto una leggera pioggerellina per salire fino a Chele, dove pernottiamo. Le sistemazioni diventano più spartane ma ancora confortevoli. Abbiamo incontrato dei gruppi che riscendono per la stessa strada perché, ci dicono, che sulla "rive gauche" ci sono dei guadi difficili ma noi vorremmo provare. Inizia la trattativa con la guida.

Il Kali Gandaki che stiamo seguendo

Ci addentriamo nel Mustang

7 Agosto 2011.
Oggi lasciamo la strada lungo il fiume e ci addentriamo fra le montagne. La catena dell'Himalaya (In sanscrito, Himalaya significa la Dimora delle Nevi Eterne) è una delle più recenti sul nostro pianeta e l'erosione ha degli effetti spettacolari, si vede che sono montagne "giovani" e in effetti stanno ancora crescendo di qualche millimetro l'anno. L'erosione comporta che ogni piccolo o grande corso d'acqua scava profondi canyon che a volte possiamo superare scendendo e risalendo dall'altra parte, altre volte invece dei ponti sospesi permettono di andare da una parte all'altra.

Ponte sospeso su un canyon

Il paesaggio è spesso semidesertico ma ogni volta che ci si avvicina ad un villaggio vediamo una macchia verde di campi coltivati che garantiscono la sopravvivenza agli abitanti e che sono circondati da un muro per impedire agli animali (mucche e capre) di entrare.

La zona coltivata è recintata

La giornata è faticosa, dovrebbe essere il giorno di acclimatazione sopra i 3.000 metri, ma ci attendono tre passi intorno ai 4.000, per fortuna a metà cammino ci fermiamo a pranzo in una casa isolata dove fanno da mangiare per i viaggiatori.

Il nostro pranzo in preparazione

Un pasto caldo, un the e un po' di relax e siamo pronti per ripartire. Ad ogni passo troviamo un mucchio di pietre a cui ogni viaggiatore ne aggiunge una per buona fortuna, sormontato da bandiere di preghiera tibetane.

Il passo

Siamo un po' stanchi, la giornata è stata lunga ma siamo arrivati, i campi fioriti di grano saraceno ci annunciano che il villaggio Gheling è a pochi minuti di distanza.






Verso Gar Gompa

8 Agosto 2011.
Siamo riusciti a convincere la guida a variare il percorso, anche se poi in effetti era quello che avevo concordato con Gopal prima di partire, andiamo verso Lo Gekar dove si trova Gar Gompa, quello che si ritiene il più vecchio monastero buddista del Mustang, fondato, nel VIII secolo dallo stesso Guru Rimpoche ovvero Padmasambhava il monaco che portò il buddismo in Tibet. (Breve storia su Facebook) I paesaggi si susseguono, ci lasciano senza fiato

Paesaggi del Mustang

Paesaggi del Mustang

La fatica non si sente camminando in questi posti, ogni curva ti regala uno scorcio incredibile. Dopo una bella camminata vediamo il villaggio di Ghami, i suoi campi e ci apprestiamo a fermarci per il pranzo ma ci aspetta una sorpresa. Il paese è vuoto, troviamo solo una donna molto anziana e scopriamo che sono tutti a Gar Gompa dove c'è una preghiera (puja) e una festa. Ci dispiace per il nostro stomaco ma che ci sia la festa è una buona notizia, ci mangiamo qualche barretta, un po' di frutta secca e ripartiamo. Un altro po' di strada e a Drakmar, nostra meta finale scopriamo che possiamo mangiare ma non dormire perché le due case che danno le stanze sono già piene. Pieni di energia, dopo pranzo, ci dirigiamo verso Lo Gekar dove si trova il gompa e dove speriamo di dormire. Incontriamo alcuni abitanti che rientrano dal gompa, le donne a cavallo anche con il bimbo in braccio (senza seggiolino o cintura di sicurezza)

rientro dalla festa

e poi finalmente dopo un altro passo sui 4.000 arriviamo al gompa

Gar Gompa

Come al solito la presenza maggiore e di donne e bambini, sono pochi gli uomini maturi che vediamo, questa sarà una costante di tutto il viaggio. In effetti il Nepal è un paese con un altissimo tasso di emigrazione, a Kathmandu abbiamo visto una coda lunghissima al Ministero degli Esteri dove si fa domanda per i visti di espatrio. i Nepalesi vanno ovunque possono, credo che la maggior parte vada nell'edilizia verso i paesi arabi, gli emirati (Qatar, Dubai, etc.) ma abbiamo conosciuto una donna il cui marito ha avuto un contratto per tre anni in Iraq! Per chi rimane qui c'è solo la possibilità di inziare verso i 16 anni come portatore (25 kg a testa sarebbe il massimo ma ne portano di più) sperando di salire nella gerarchia e diventare guida o, solo pochissimi, di aprire un'agenzia. la concorrenza è spietata e solo chi ha la capacità di imparare bene le lingue, studiare da guida e saperlo fare davvero ha questa chanche.
E' festa le donne pregano e guardano altre donne che ballano !!!

Gar Gompa

Gar Gompa

Ci guardiamo intorno mentre la guida ci cerca da dormire, non pare molto facile ma troviamo una sistemazione  ...
Il nostro "albergo"

I materassi in primo piani sono per dei monaci che dormiranno con noi, dietro i tavoli con i borsoni si intravedono i "letti" di legno su cui dormiremo dopo avere ottenuto i nostri materassini (5cm) :-), la fontana è in mezzo al prato, il bagno "into the wild" .
Sarà una lunga notte, nel cortile ballano e cantano intorno al fuoco, è festa; noi cerchiamo di dormire e quando finalmente siamo nelle braccia di morfeo ... il suono delle trombe tibetane suonate dai monaci in preghiera ci svegli. Chi pensa che un monastero buddista tibetano sia un posto tranquillo si sbaglia !!!




Verso Lo Mantang

9 Agosto 2011.
Ci lasciamo alle spalle il gompa felici di esserci capitati in un giorno di festa e di avere potuto vedere tante persone che erano venute qui a pregare e festeggiare, si tratta di un'occasione mondana rara e che vivacizza la loro vita. Ci dirigiamo verso l'antica capitale Lo Mantang, ci attende un solo passo ma la salita è lunga e questo sarà il punto più alto che raggiungeremo in tutto il viaggio, l'altimetro segna 4.300 m, festeggiamo

Il punto più alto del percorso 4300 m

Una lunga discesa ci porta verso la nostra meta e alla fine vediamo il rosso muro che circonda Lo Mantang, la vecchia capitale del regno proibito e forse è proprio questo aggettivo che ci ha portato fino a qui (Michel Peissel, Un regno tibetano proibito)

Lo Mantang in fondo alla valle

Eccoci arrivati nella capitale, l'area intorno ha 15.000 abitanti ma la città stessa decisamente di meno, ma qui possiamo trovare tutto !!!! :-) ... e la Guest House ha l'acqua calda.

Il caffé più IN della città

Il villaggio è molto bello ricco di monasteri che stanno riprendendo fiato dopo un periodo di difccoltà, sono dei centri educativi in cui i ragazzi studiano non solo materie religiose ma un po' tutto e che li metteranno in grado di affrontare un futuro, speriamo, migliore.  Girelliamo, guardiamo, osserviamo, ci sono molti restauri in corso finanziati da una istituzione americana e scopriamo che il protagonista principale è un ragazzo italiano che da molti anni trascorre sei mesi l'anno qui per restaurare (spesso ridipingere) gli affreschi nei principali gompa e nel "palazzo" reale. Conosceremo lui e la sua compagna a cena.
Il programma ci da un po' di respiro, restiamo qui due notti.

Lo Mantang

10 Agosto 2011.
Si parte per l'avventura, ma basta camminare, i piedi ci fanno male, oggi si va a .....

Il mio (povero) cavallo 

dopo un primo, infruttuoso tentativo di salirci sopra, corro il rischio di tuffarmi dall'altra parte grazie all'entusiasmo di 3 (tre) nepalesi che mi spingono e mi devo aggrappare alla sella per non andare oltre. Per fortuna il cavallo è un santo e dopo un po' riesco anche a convincerlo ad andare dove voglio io. Ci dirigiamo a nord verso Garpho e le grotte di Chaucer, siamo a pochi chilometri da confine cinese. La passeggiata è piacevole anche se a volte dobbiamo scendere per attraversare qualche traballante ponticello in legno.
La visita al monastero e alla grotte è interessante anche perché visitiamo una scuola gestita dai monaci e ci informiamo su quello che i ragazzi fanno e su gli orari del loro impengo


in effetti pensavo di proporre gli stessi orari ai miei studenti !

Sulle grotte che visitiamo abbiamo informazioni contrastanti, la datazione varia di molti secoli, ma chiaramente sono state abitate a lungo
Su Youtube c'è un bel documentario - Les temples oubliés de l'Himalaya


Il monastero

Le grotte

Rientriamo in tempo per assistere all'arrivo di rinomato lama in visita al monastero principale, il villaggio è in festa e tutti si preparano ad accoglierlo nel miglior modo, sembra un grande avvenimento ed ancora una volta siamo fortunati ad essere presenti. Molte persone indossano i loro costumi tradizionale è un bellissimo spettacolo quello a cui stiamo assistendo
Le offerte per il Lama

Uomini nei vestiti tradizionali

I monaci della setta Sakya-pa indossano i caratteristici berretti rossi
I Berretti Rossi

Riunione serale per discutere il nostro percorso, domani andremo a Yara da dove possiamo raggiungere Luri Gompa, non è ancora chiaro se potremo realizzare il nostro progetto di tornare indietro facendo l'anello ritornando indietro lungo la "rive gauche"

Verso Yara

11 Agosto 2011.
Partiamo presto per questa lungo giornata di cammino, sembra impossibile ma i paesaggi sono sempre più spettacolari, i colori quasi impossibili.

Verso Yara

Lasciamo dopo poco la strada per Tsarang, se non fosse possibile attraversare il guado e proseguire sulla riva sinistra questa sarà la nostra possibile meta; ci facciamo il nostro passo a 4.000 m. quotidiano, la strada è abbastanza lunga e faticosa; arriviamo infine a vedere il Kali Gandaki sotto di noi, ci attende una discesa vertiginosa, 600 m in pochissimo tempo che speriamo di non dover fare in salita :-). Risaliamo il Puv Khola affluente di sinistra del Kali Gandaki per arrivare a Yara


Risalendo il Puv Kola

Pare molto chiaro che Yara non è sulla rotta della maggior parte dei trekking che invece salgono e ritornano lungo lo stesso lato del fiume (se venite da queste parti dovete fare l'anello completo). La sistemazione è molto basic ma non invidiamo il gruppo di francesi molto più organizzati di noi e che si accampa in cortile. Quasi tutte le notti piove ed è un bene perché così ci salviamo dalla polvere lungo il cammino ma non è certo l'ideale per chi sta in tenda. Il gruppo francese con muli, cavalli, cuochi e portatori prosegue lungo il nostro percorso e la loro guida ci dice che guaderanno il fiume; noi ci aggreghiamo confidando nella loro organizzazione. Avevamo pensato di andare a Lori Gompa oggi stesso ma non abbiamo il tempo la giornata è stata lunga e siamo stanchi, faremo sosta due notti qui per fare l'escursione.
La casa dove dormiamo deve essere stata in passato un monastero, noi dormiamo nel vecchio "monastero" una bella stanza accanto alla cucina con le pareti completamente affrescate, un altare buddista con le foto del Dalai Lama e del Sakya Trinzin (capi delle due maggiori correnti di buddismo tibetano), le offerte, le coppette con l'acqua e le candele. Ancora una volta ci sentiamo privilegiati e non invidiamo i nostri amici attendati che stasera mangiano pizza; a noi tocca "purè" di pasta con formaggio forse di yak.

Una breve considerazione sulle differenze fra un viaggio fatto stando nelle cosiddette Tea House o fatto in tenda. Da un punto di vista generale il viaggio con le tende, più costoso perché necessita di muli, cuochi etc, sembra più confortevole e più garantito dal punto di vista igienico perché sia i cibi che piatti e posate sono forniti dall'organizzazione ma ci sono alcune cose che non mi piacciono; prima di tutto ci sono meno occasioni di un contatto più stretto con la popolazione locale, dormendo nelle loro case possiamo vedere come vivono loro e alla fine un po' dei nostri soldi rimangano qui e non vanno tutti nelle tasche dell'organizzatore e poi il cibo locale anche se più povero non è affatto male anche perché il gruppi organizzati tendono a mangiare cibi simil-occidentali che non stimolano il mio appetito. Voto decisamente per la sistemazione in case locali !

Lori Gompa

12 Agosto 2011.
Giornata dedica a questa "facile" escursione; in effetti impieghiamo più di tre ore in salita per arrivare, sono senza fiato e quando credo di essere arrivato, mi giro e vedo il monastero arroccato in cima ad una faglia rocciosa !!! Ma proprio li dovevano costruirlo?

Il Lori Gompa è quel puntino rosso

Lungo la strada siamo accompagnati da due pellegrini indiani che ci chiedono informazioni e dato che le guide non conoscono il posto dove devono andare, chiedono informazioni a noi: ci sembra il massimo dell'ottimismo.
Ritorniamo, per fortuna in discesa, verso Yara dove avremo un pezzetto di pomeriggio di relax; un po' di bucato, un po' di lettura e qualche foto curiosando nel villaggio. Seguo con curiosità un bambino che con una fionda, che gli avevamo aggiustato il giorno prima, va a caccia di muli, sembra molto impegnato nella sua caccia


Caccia al mulo I

e, sorpreso e rimproverato da un adulto, ostenta indifferenza verso le sue prede.

Caccia al mulo II

Siamo tutti un po' preoccupati per il guado che ci attende domani, non sappiamo in che condizioni è il fiume e questo dovrà decidere il nostro itinerario futuro: scendiamo lungo la riva sinistra o torniamo sui nostri passi lungo la riva destra? E' dall'inizio del trekking che ne parliamo con Tilak e sembra, a quanto ci dicono, che nessun gruppo sia ancora passato da qui facendo il guado e continuando lungo la strada che vorremmo percorrere. 
Prepariamo gli zaini infilando tutto in buste di plastica, portandoci un cambio di vestiti, immaginandoci l'acqua tumultuosa che ci arriva al petto e noi che, stretti uno all'altro, guadiamo coraggiosi il fiume ...... :-). 
Sognare un po' di avventura permette all'adrenalina di scorrere nelle nostre vene e ci fa sentire un po' eroi e veri viaggiator, la realtà chissà come sarà.

Guadando il Dhe Kola

13 Agosto 2011.
Il gran giorno è arrivato, riusciremo a proseguire su questa strada lungo la riva sinistra del fiume?
Con questa domanda in mente ci lasciamo alle spalle Yara

Yara

e saliamo verso il nostro quotidiano passo a 4.000 m  che ci porterà finalmente sul Dhe Kola, eccolo sotto di noi il tanto temuto guado

Il Dhe Kola

forse da qui non fa tanta impressione ma dobbiamo arrivare sulla riva per capire. Scendiamo un po' in ansia e arrivati vediamo che altri stanno attraversando, alcuni locali aiutano i turisti e potremmo perfino attraversare a cavallo senza bagnarci ma noi, trekkers ormai esperti, decidiamo di guadare a piedi. Se devo dire la verità forse c'è un po' più di acqua che nei precedenti guadi, con un pò più di corrente ma non è gran che impegnativo :-) L'attesa è stata certamente più impegnativa del guado stesso !! Non ho foto perché tutto sigillato in sacchetti a prova di corrente. Dall'altra parte ci attende un posto di ristoro con thé e locale giardino di infanzia 

Asilo fatto in casa

Riprendiamo la strada, ovviamente in salita, che ci porterà a Tange, andiamo pianino perché la stanchezza inizia a farsi sentire. I nostri portatori, molto più veloci di noi nonostante il carico che portano, ci aspettano

Aspettando il nostro arrivo

un po' preoccupati per questi occidentali che camminano piano ... devo dire che oggi sono proprio io la zavorra

Tange - Chusang

14 Agosto 2011.
Tange è uno dei villaggi più belli in cui siamo stati. Al nostro arrivo scopriamo che "l'albergo" dove avremmo dovuto stare è chiuso, la nostra guida con i portatori si mette in cerca di una sistemazione, andremo a dormire in due case private. Ci accolgono nella prima dove una capretta (non una capra qualsisai ma una capra del Kashmir) viene scacciata per farci accomodare e la signora ci offre un ottimo thé.

 La capra a cui abbiamo tolto il giaciglio

Siamo seduti in cucina e seguiamo tutta la preparazione, mai proverbio è stato più veritiero "occhio che non vede, cuore che non duole" e noi vediamo tutto, meglio guardare fuori della porta :-)

Dall'interno di una abitazione

Tilak è in giro perché qui ci sono solo due posti, io e Andrè andremo da un'altra parte. Di nuovo abbiamo come stanza quelle delle preghiere con altare e tutto, dormiremo tranquilli protetti dalla testa di pecora che tiene lontani gli spiriti maligni
Contro le cattive influenze


Il servizio è completo, la mattina presto, prima delle sei, Andrè si alza per girellare nel villaggio e fare qualche ripresa o qualche disegno; dopo pochi minuti sento che qualcuno rientra, mi sembra strano che sia lui, apro un occhio e vedo una signora che è entrata per pregare. Accende una candela, prega e poi accende dei rametti secchi, forse di incenso, riempiendo di fumo tutta la stanza e dopo per concludere la preghiera percuote in modo ritmato il tamburo appeso alla parete Bum .... bum .... bum,bum,bum, "wake-up call".
Ormai sveglio  mi alzo e mi incammino nel villaggio ci hanno detto che c'è una fontana dove ci si può lavare, aspetto il mio turno e mi rinfresco.

Il villaggio è molto interessante in un bellissimo paesaggio con molti stupa, non vediamo nessun gompa ma forse c'era in passato.

Alcuni stupa di Tange

Oggi sarà per me la giornata più lunga. In queste ultime tappe non è stato possibile fare una sosta a pranzo perché non c'è nessun villaggio, nessun insediamento. Diamo fondo alla barrette di sesamo e miele, alla frutta secca a tutto quello che abbiamo da mangiare. La mattina ci hanno dato del pane tibetano (farina di riso, fritto) e della patate (fritte) che faccio finta di mangiare. La giornata consiste in una salita ben oltre i 4.200 (Tange è mille metri più in basso) seguita da un lunghissimo saliscendi lungo una cresta che strapiomba sulla nostra sinistra molto più in basso.
Oggi la fatica si fa sentire, gli altri del gruppo mi devono aspettare e l'uvetta e qualche mandorla mi mandano avanti, ho poche foto perché sollevare la macchina fotografica è un bello sforzo :-). Ma, come sempre, paesaggi splendidi si susseguono uno dietro l'altro.

L'aspetto desertico dell'Alto Mustang

Oggi la nostra guida è in sciopero la vediamo ogni tanto molto più avanti di noi, sono i due portatori che ci aspettano per vedere se ce la facciamo.  Dopo questa lunghissima, a me pare così, traversata ci attende una lunghissima discesa verso Chusang dove ci eravamo fermati a pranzo all'andata e infine, come ciliegina, il solito fiume da guadare ma, come premio, abbiamo una doccia calda !!!


Lasciamo il Mustang

15 Agosto 2011.
Oggi è la nostra ultima giornata nell'Alto Mustang, per ritornare Jomosom non percorreremo la stessa strada dall'andata, lasciamo la valle del Kali Gandaki e passiamo da Muktinath. Il percorso è una lunga interminabile salita verso il nostro ultimo 4.000, saliamo lasciandoci alle spalle Chusang, davanti a noi carovane di muli si inerpicano lungo la salita e ci danno il passo.

I muli salgono lungo il sentiero per Muktinath

Proviamo sentimenti contrastanti, siamo un po' tristi e un po' contenti di ritornare verso alcune comodità occidentali :-) ma ci guardiamo indietro e ci dispiace lasciare questo posto,

Un ultimo sguardo verso il Mustang

questi piccoli villaggi incastonati frai campi coltivati e persi in questi paesaggi senza limiti.
 
Lasciamo il Mustang siamo in cima al passo, dall'altra parte ci attende Muktinath mitica tappa di un altro famoso trekking, il giro dell'Annapurna. Ci stendiamo per goderci il meritato riposo, guardiamo verso il Mustang, è difficile lasciarlo ma il trekking si avvicina al termine e i ricordi dei giorni passati iniziano a trovare il loro posto nella nostra memoria. 


Scendiamo verso Muktinath, che sembra a portata di mano, inizia a piovere e la meta sembra allontanarsi mentre camminiamo, un profondo canyon ci separa dall'arrivo, scendiamo, attraversiamo un ponte sospeso e risaliamo dall'altra parte. Il villaggio è veramente brutto, alberghi in costruzione ai lati di una strada fangosa. Camminiamo alla ricerca del nostro lodge che finalmente ci accoglie, siamo all'ultimo piano con una bella terrazza,

La deviazione verso Muktinath è dettata dalla presenza in questo luogo di uno fra i più sacri siti di pellegrinaggio sia per gli Hindu che per i Buddisti. Chumig Gyatsa è un complesso di templi condiviso fra le due religioni, il luogo è sacro perché in questo luogo si trovano contemporaneamente i cinque elementi costitutivi del mondo: fuoco, acqua, cielo, terra e aria.
Il complesso è attraversato da numerosi corsi di acqua, uno dei posti più interessanti è il Jwala Mai Temple, un piccolo tempio Buddista, curatissimo, pulito e luminoso; in una piccola cripta sotto l'altare si può vedere una fiamma eterna alimentata da un soffio di gas naturale che brucia sempre, accostandosi si può udire anche il rumore dell'acqua che scorre da qualche parte più in basso. Ma certamente il tempio più frequentato è il tempio Hindu 


luogo di pellegrinaggio dove troviamo una troupe impegnata a registrare un video clip di una cantante locale con balletto di contorno. Ci fermiamo ad osservare la coreografia è Bollywoodiana è divertente guardare e vedere la curiosità dei pellegrini che in un luogo di profonda meditazione godono a guardarsi le prove di un video clip.

Le salite sono finite, domani una lunga discesa ci riporta a Jomsom.